Una vita per la pizza, quella di Giuseppe Cardinale. Segnato dallamore delle donne.

La prima volta che ha messo piede in una pizzeria aveva 7 anni.

Suo padre abitava proprio nellappartamento che si trovava sopra la pizzeria “Triunfo”, alla Maddalena, un popolare quartiere di Napoli. Fu la moglie di suo padre a trovargli proprio lì il primo impiego. Ma allinizio a Giuseppe quel lavoro non piaceva. In quella pizzeria, lo avevano messo a fare il cameriere. E quindi dopo una settimana, quel giovane intraprendente e un poribelle disse al proprietario della pizzeria che sarebbe andato via.

Andò quindi a lavorare in unaltra pizzeria, proprio di fronte a quella da cui era andato via. Si chiamava da “Angelo” ed è lì che prese in mano una pala da pizza per la prima volta.

Il proprietario, Don Gennaro, veniva ogni sera a prendere le pizze da vendere alla stazione e spronava quel ragazzetto a provare, a buttarsi.

Dopo poco andò via anche da lì. Fu sua madre stavolta ad andare da loro a chiedere lavoro per quel figlio ragazzino che iniziò a lavorare come lavapiatti dai fratelli Aiello, ma anche quella fu esperienza breve. Dopo un po’ bussò alla porta dei Magno, una famiglia di 6 fratelli pizzaioli. Giuseppe andò a lavorare con uno di loro che aveva appena aperto una pizzeria in Piazza Cavour. Poi loccasione di andare fuori. Cominciò a lavorare prima a Venezia, poi a Milano. Un giorno però, ritornato a Napoli per votare, conobbe la donna che sarebbe diventata sua mogie e non ripartì più.

Furono quelli un incontro e una scelta fortunati.

Cominciò a lavorare grazie a suo cugino a Bagnoli. Qui ebbe inizio per davvero la sua vita da pizzaiolo. Era ancora un po’ acerbo, ma stavolta decise di buttarsi e darsi da fare per davvero. Era scattato qualcosa dentro. Di lì molte altre esperienze, poi, di nuovo grazie ad una donna, sua madre, tornò dagli Aiello. Furono anni di duro lavoro. Lì Giuseppe è maturato , collaborando per cinque anni. Poi di nuovo una girandola di esperienze: Lultima pizzeria dopo unottima stagione, decise di chiudere, mandando tutti via.

Fu una tragedia, per Giuseppe. Appena prima di Natale, non c’era quasi speranza di farsi assumere, così si armò di buona volontà, si costruì un banchetto e iniziò a vendere le pizze fritte in strada, sotto casa sua.

Lavorava specialmente di sabato e domenica, ma il guadagno era comunque minimo, e non era facile tirare avanti con due figli . quindi andava in giro a proporsi fino a che trovo qualcuno disposto ad assumerlo: Don Biagio.

Nella sua pizzeria, Giuseppe ha lavorato per vent’anni, poi nel 2005 Don Biagio morìe col figlio Franco, fecero il salto di qualità.

Rinnovarono la pizzeria, si lavorava sodo ma diventarono presto una delle pizzerie più rinomate della zona.

Gli anni passavano, ma anche lì nacquero dei problemi. Una sera, durante una discussione si alzarono abbastanza i toni, e si chiuse anche quellesperienza.

Giuseppe si ritrovò di nuovo senza sapere cosa fare, dopo tanti anni nella stessa pizzeria. E qui la svolta: aprire in proprio, il sogno della sua vita. Ora ha trovato il suo equilibrio, felice di aver realizzato il suo sogno e va per la sua strada con tanta umiltà, tenendo sempre presente che in questo mestiere non si finisce mai di imparare.