La vita di Raffaele Longobardi classe 1982 è segnata dal lutto e dal dolore. Quando aveva appena 2 anni perde suo padre e quando ne ha 14, per necessità, va a lavorare in un laboratorio di pasticceria a Ponticelli, in  provincia di Napoli.

Andava a scuola ma trascurandola, perché faceva molte assenze. Era nel laboratorio che passava la maggior parte del suo tempo e, giorno dopo giorno, tenta che ritenta, impara a fare il pasticcere. E’ qui infatti che  fa la sua vera gavetta che gli sarà utile per  tutta la sua vita professionale.

Ricorda ancora oggi tutto quello che c’era da pulire senza lavastoviglie, però era determinato, Raffaele, e quindi andava avanti a testa bassa. E’ veloce, pratico, in una giornata prepara 10-12 impasti diversi, poi le creme, le decorazioni, un lavoro duro ma Raffaele si fa valere.

Un giorno però un lutto in famiglia lo fa allontanare dal posto di lavoro ma al suo ritorno avevano già provveduto a sostituirlo, quindi si mise in cerca di una nuova occupazione. Sono tempi duri,  fa due o tre esperienze ma poi alla fine decide di espatriare, di andare in Germania, grazie ad un amico di famiglia. Lo assumono in un ristorante pizzeria italiano a Francoforte. Il titolare è Pugliese, il cuoco e il pizzaiolo napoletani, lavorano col forno a legna e la sua mansione è aiuto cuoco. Prepara le insalate che in Germania sono molto ricche e aiuta la linea della pizzeria. Il pizzaiolo lo nota. Nota la sua velocità la sua organizzazione e dice da subito che gli piace molto quel ragazzo dalla grandi capacità e voglia di fare, quindi in breve tempo Raffaele passa a lavorare al forno. La sua pulizia, il suo ordine imparato nel laboratorio di pasticceria  sono molto apprezzati, prepara tutto per il pizzaiolo con grande cura: mozzarella pomodoro e contorni, tutto da solo in pochi minuti. Il pizzaiolo lo guarda perplesso ma orgoglioso e lui è sempre più sciolto e rilassato perché a Napoli in pasticceria lavorava 10 volte di più invece lì deve occuparsi di un solo impasto al giorno, quello della pizza, infornare e preparare i contorni: è un gioco da ragazzi. Lavora senza grossi problemi e mangia tutti i giorni pizza perché a fine servizio prepara  la sua pizza con le sue mani. Ma durante il lavoro è il pizzaiolo che guarda con attenzione per capirne tutti i segreti. Anche lui è napoletano e quindi ha il metodo di stesura a schiaffo . Un giorno il pizzaiolo si ammala e quella è la grande occasione di Raffaele che per la prima volta viene chiamato a svolgere il suo servizio da solo. Dopo 10 mesi è di nuovo a Napoli a lavorare in una pizzeria. E’ ormai diventato sempre più bravo, assimila sempre di più, affina la sua arte. Oggi non può fare a meno della pizza, è sposato, ha due bellissimi bambini, una moglie stupenda che lo ha sempre seguito e lavora in un pub pizzeria di Volla  di cui è responsabile pizzaiolo.

Il suo metodo è semplice: impasto diretto a lunga lievitazione per ottenere una pizza leggera e digeribile con prodotti di qualità e tipici della Regione.

Ha partecipato a due gare pizza doc a San Valentino Torio  Nocera classificandosi XXII su 250 nella categoria pizza classica e a Frosinone al campionato mondiale classificato al quarto con una pizza margherita portando a casa il suo primo trofeo. Sarebbe bello aprire una sua attività insieme alla sua famiglia. Sta lavorando al progetto e non è detto che non ci riesca determinato e cocciuto com’è.