Salvatore è un bambino di 10 anni quando prepara la sua prima pizza. Non un figlio darte, non un pizzaiolo da generazioni, ma un bambino curioso che con la sua famiglia è cliente affezionato di una pizzeria di paese. Qui incontra Peppe il pizzaiolo, al cui banco resta incollato. Lo guarda, innamorato di quel disco di pasta che fa roteare in aria. Una sera, prende tutto il coraggio e la faccia tosta dei suoi dieci anni, e chiede a Peppe se può diventare il suo apprendista. Ovviamente Peppe accetta, convito di assecondare solo un capriccio passeggero. Eppure lindomani Salvatore si presenta al lavoro in perfetto orario, camice appena comprato alla mano. Peppe è perplesso: non si aspettava tutto questo, del resto lui scherzava, e cerca di far battere in ritirata il bambino intraprendente, elencandogli tutte le difficoltà del mestiere, ma alla fine deve arrendersi, e accettare l’idea di avere un marmocchio in giro per il locale.

Salvatore è convinto che “lArte di fare le Pizzesi impari in bottega e finalmente dopo qualche anno di esperienza in vari locali del paese capisce che quello sarebbe stato il suo mestiere. Dopo aver sfornato circa 40,000 pizze l’anno e con la scuola superiore ormai terminata, intuisce che era arrivato il momento di fare qualcosa in più. A Salvatore non bastava essere un semplice pizzaiolo di paese, voleva avere quella marcia in più, così abbandona il posto fissoe inizia a girare il mondo.

LArte di fare le pizze laveva imparata soprattutto con la pratica, ma per avere una formazione veramente qualificata con aggiornamenti costanti della tecnica appresa, occorreva studiare, quindi torna sui banchi di scuola. Entra in varie associazioni di pizzaioli, amplia la sua conoscenza teorica-tecnicadel prodotto, studia gli ingredienti, le tecniche di impasto e lievitazione. E il successo arriva.

Il suo girovagare per il mondo è durato fino a metà del 2016, quando ha deciso di provare a lavorare nuovamente in Italia. Qui si fa subito apprezzare diventando in pochi mesi il responsabile di una famosissima catena di ristoranti partenopei.  Ad oggi lavora con impasti molto idratati e ad alta digeribilità che sfiorano le 48 ore di preparazione. La sua pizza è passionale, cotta rigorosamente in forno a legna,  impasto morbido e croccante e allo stesso tempo friabile e leggera senza tralasciare il vero aroma della pizza.

Nel suo futuro Salvatore sogna di aprire una catena di ristoranti in giro per il mondo, dove portare tutti i prodotti della sua terrà rivisitati in chiave gourmet. Da sempre, infatti, cerca di valorizzare un prodotto antico e allo stesso tempo povero come la pizza, rivisitandolo in chiave moderna, con passione per l’innovazione, e devozione alla tradizione.

La pizza che più rappresenta questa filosofia potrebbe essere una margherita in chiave gourmet: impasto ad alta idratazione profumato al basilico, con pomodoro antico di Napoli a filetto DOP, stracciata di bufala DOP e basilico cristallizzato, con un buon olio della penisola Sorrentino in uscita, il tutto servito a tranci.