I detti antichi raccontano di come l’apprendista possa rubare con gli occhi il mestiere al maestro. E sembra che Salvatore Caruso li abbia presi alla lettera. Fin da ragazzino ha vissuto il “mondo dei forni”, lavorando come fattorino presso un panificio. Qui , in silenzio, ascoltava i panettieri parlare, i mastro fornai scambiarsi opinioni su questo e quell’impasto, sulla cottura, sulla lievitazione, sui processi di impasto. Ascoltava Salvatore, ascoltava, rigorosamente in silenzio, senza farsi notare. Eppure qualcosa stava succedendo nella testa e nel cuore di un quindicenne come tanti che per sbarcare il lunario aveva cominciato a lavorare. Un impiego vale un altro, si dice, ma non per lui, che comincia a guardare con interesse a quel modo fatto di acqua, farina, fuoco e sudore.

Ma Salvatore è anche un burlone, uno di quei personaggi che amano scherzare, che non sanno lavorare senza far battute e scherzi ai colleghi. Lo trovano tutti simpatico e socievole e volentieri parlano con quel ragazzo che fa tante domande su come si fa quello, come si cuoce quell’altro, a che temperatura portare il forno, quale siano gli ingredienti migliori.

Lui fa domande, gli altri rispondono. E mentre lavorano Salvatore guarda , guarda, guarda…Ma lui fa il fattorino e deve portare il pane ai locali della zona, quindi esce di corsa per le consegne, ma non vede l’ora di tornare e continuare a guardare…

Così a poco a poco mostra a se stesso e anche agli altri di aver saputo imparare dai maestri. Inizia a fare il rosticciere perché a Salvatore piace anche sperimentare strade nuove, ma non solo. Ben presto scopre di avere una passione tutta sua per un prodotto da forno speciale: la pizza.

All’inizio non deve essere stato facile superare le resistenze dei più “anziani”, poi del resto le difficoltà iniziali in ogni mestiere sono le più complesse da superare: non si sa ancora bene chi si è esattamente, cosa si sa fare, cosa si riuscirà a fare in quel mestiere. Ma Salvatore oltre ad essere un burlone è anche una testa dura e non si fa certo abbattere dalle difficoltà, portando avanti il suo sogno di realizzare un locale tutto suo e lavorando in questa direzione con grande determinazione.

E fioccano i primi risultati: Salvatore partecipa a diverse gare , piazzandosi spesso sul podio, e perfezionando la sua formazione con attestati e corsi di ogni genere. Infine si iscrive all’Accademia Pizzaioli Italiani.

La consacrazione però arriva dal pubblico, che mostra di apprezzare la sua capacità di trasformare ingredienti semplici in fragranti pizze. Salvatore sperimenta e stupisce anche se – confessa- la semplicità è la sua arma. Oggi è lui a dare consigli ai giovani che invita a non arrendersi davanti a porte e portoni chiusi, di avere sempre orecchie e occhi ben aperti per imparare da tutti e fare proprie ogni esperienza. Sa certamente dei sacrifici che si fanno per portare avanti una professione del genere, tra weekend e feste comandate al lavoro lontano da casa, ma Salvatore affronta tutto con un sorriso. La pizza che lo identifica di più? Ma la quattro stagioni, naturalmente!