Salvatore Gagliostro, calabrese di Gioia Tauro, nasce artigiano. Nessuna tradizione di pizza in famiglia, nessuna arte da tramandare. Eppure nel 1990, a 37 anni suonati, si lascia coinvolgere nell’acquisto di una pizzeria ristorante. Il locale ha avuto alterne vicende e la passata gestione lo lascia in condizioni pessime, senza clienti e con una nomea tutt’altro che positiva. Salvatore non sa nulla di ristorazione, non è un frequentatore di locali e per lui quel mestiere è un capitolo nuovo, ancora tutto da scrivere, ma si lancia. L’avventura non è priva di incidenti di percorso, qualche errore, molti sacrifici ma anche soddisfazioni. Salvatore comincia a imparare il mestiere, convinto che il vecchio saggio” impara l’arte e mettila da parte” possa essere utile. E lui, artigiano, lo sa bene. E infatti così è.

Due anni dopo vende tutto e trova subito lavoro come pizzaiolo. La famiglia titolare della pizzeria in cui viene assunto lo stima molto. La sala è piena tutte le sere grazie al lavoro di Salvatore che non si risparmia. Le sue pizze richiamano clientela dai paesi limitrofi, un successo.

Aveva un contratto di quelli siglati con una stretta di mano. Durata: 3 mesi. Ma in quella pizzeria Salvatore lavorerà 3 anni e più, sostenuto dai suoi successi e dal suo grande impegno. Poi la decisione: licenziarsi e iniziare una nuova avventura.

Solo pochi giorni di riposo e Salvatore si ributta a capofitto nel lavoro: sono mesi durissimi di lavoro e sudore. Sforna un numero impressionante di pizze, tutte le sere c’è il pienone, ma il titolare è duro, permaloso, diffidente. Un clima che Salvatore mal sopporta.

Quando arriva la lettera di licenziamento, Salvatore tira un sospiro di sollievo. Sa di poter contare sull’affetto e la stima dei clienti, sa di aver imparato tanto, è fiducioso nel futuro e felice di essersi liberato da quel clima lavorativo che non lo lasciava respirare.

Salvatore è apprezzato, richiesto, ben pagato, ma sogna la sua attività e ci prova.

Ma a rendere le cose più difficili arriva la crisi economica che nel 2007/2008 travolge tutto. Salvatore resiste, caparbio, fino al 2011. Nel frattempo però molti si improvvisano: senza gavetta e senza esperienza aprono pizzerie un po’ dappertutto, rovinando la piazza a chi ha fatto anni di sacrifici. Così Salvatore ripiega in un famoso stabilimento balneare e anche qui mette in campo tutta la sua professionalità che viene molto apprezzata da clienti e titolari.

Ma la sua più vera e intima ambizione è finire la carriera imparando sempre di più perché ne è convinto non bisogna mai pensare di essere arrivati. Fare il pizzaiolo è un mestiere duro che, però, può fare presto montare la testa . Salvatore ha invece i piedi ben piantati per terra, conosce le sue potenzialità ma resta umile e lavora a testa bassa.

Una sera, una tavolata di maestri pasticceri e gelatieri gli ha tributato un lungo e caloroso applauso per aver portato in tavola pizze fragranti e deliziose. Salvatore ricorda bene l’aneddoto, ma non se ne vanta.

E’ fatto così l’artigiano della pizza.